lunedì 14 novembre 2016

Delirio totale al Tg3: "Clintoniani a rischio depressione post-traumatica"

Hillary Clinton, contro ogni pronostico, ha da poco perduto la sua corsa elettorale. Saltando da un canale all'altro, mi imbatto nel Tg3 dell'edizione serale, e quasi non credo alla scena che appare davanti ai miei occhi.

L'inviata del Tg, gettata la maschera e ogni parvenza di etica professionale, è lì che si produce in un'accorata quanto improbabile arringa in difesa della galassia dem. Nel suo racconto, oltre alla consueta farcitura di luoghi comuni sul pericolo xenofobo o il maschilismo becero presuntamente incarnati da Trump, anche una spericolata analisi circa il danno psicologico accusato dai poveri attivisti dem, così beffardamente scippati di un vittoria che, bontà loro, consideravano già archiviata. Dopo l'inattesa batosta, i clintoniani sarebbero infatti "a rischio depressione post-traumatica". Nientemeno! Riuscite a comprendere la gravosità dei fatti? Capite, o voi telepubblico, l'immane tragedia cui ha dato esito la cavalcata vittoriosa di Trump?


Per carità, non scopriamo nulla di nuovo. Conosciamo piuttosto bene il sistema della lottizzazione di spazi pubblici. La logica degenerata e perversa di un finto bi o tripolarismo che, lungi dal garantire equità, tende ad appiattire i suoi interpreti su una dottrina unica elitarista che è poi tutto l'opposto di ciò che dovrebbe essere una sana dialettica democratica, fatta di pesi e contrappesi che si confrontano. Per carità, sappiamo.

Ma che, in uno spazio di informazione pubblica, ci si spinga a presentare la sconfitta democratica in termini di dramma umano, quasi parlassimo di un disastro naturale che si abbatte con furia sulla popolazione, un lutto nazionale cui tutti noi, in qualità di cittadini onesti e responsabili, siamo tenuti rispettosamente a partecipare, tutto questo è francamente inaccettabile.

Poco male. Una sinistra senza più occhi per vedere preferirà sempre fuggire la realtà, anziché affrontare lo sforzo antiestetico di calarsi sul piano della vita di tutti i giorni, quella fatta di persone comuni che tutto possono, fuorché accampare privilegi o paracaduti di sorta. Il successo di Trump ci insegna in fondo che la piovra globalista può essere sconfitta, ma la cecità di pensiero che alberga nei suoi executives, molto spesso no.