mercoledì 7 marzo 2012

Putin e la nuova Russia, bandiera degli stati-nazione

Trionfo annunciato per Vladimir Putin che, forte del 63% raccolto alle presidenziali, guiderà la Russia alla grande sfida geopolitica con gli Stati Uniti e le forze emergenti sullo scacchiere mondiale. Quasi assente, dal canto suo, l'opposizione. I comunisti arrivano al 17%, il magnate Prokhorov si ferma al 7,2%. Nel complesso, il progetto di una Russia sotto influenza atlantica, sedotta dai richiami massmediatici occidentali, rimane solo sulla carta. Così come lo spettro delle rivoluzioni colorate targate George Soros, agitato a più riprese dalla stampa internazionale, ma che, nei fatti, ha impensierito poco o nulla il cammino dell'uomo forte di Mosca.


 Ma cosa c'è dietro l'angolo? I toni dell'informazione mainstream sono a dir poco allarmanti. Rispolverando un lessico da guerra fredda, giornali e telegiornali puntano il dito specialmente sui brogli, sul rischio autoritario, sulla Russia potenza mondiale che torna minacciosa a dettare condizioni alla comunità internazionale. Per consegnarci, infine, il ritratto di un Putin arrogante e nazionalista. Un "dittatore", sembrano suggerirci i titoloni sparati a raffica; certo il termine in questione non lo usano mai, ma se a tenere banco sono i trascorsi di Putin nel KGB, o i video che lo ritraggono in torso nudo e fucile da caccia, l'impressione che se ne ricava un po' è quella. Ma quanto c'è di vero? Esiste veramente questa Russia chiusa e nostalgica, che taglia i ponti con il futuro per riconsegnarsi a un nuovo Stalin?


Mettiamo in fila una serie di dati storici.

La Russia il volto della dittatura e dei biechi affamatori del popolo l'ha già conosciuto. Il punto di svolta, lo sappiamo, fu il crollo del regime sovietico. Correva l'anno '92 e, partita ufficialmente l'era Eltsin, il popolo russo scopriva a sue spese, in una presa di coscienza graduale, che la libertà non arriva quasi mai come un dono dal cielo. E anzi, il crollo di una dittatura può essere il preludio per la costruzione di un'altra. Ben peggiore, se poi consideriamo gli effetti sull'economia e la vita quotidiana delle persone. Fu il periodo delle grandi privatizzazioni, degli immensi patrimoni pubblici che passavano di mano a prezzi di saldo, acquisiti da un pugno di ricchi avventurieri sbucati dal nulla, i cosiddetti oligarchi. Tolto di mezzo il contraltare sovietico, il pensiero unico liberista correva a briglia sciolta. In Russia ma anche, parallelamente, in Argentina. Divorando tutto quanto gli si presentava davanti, in termini di risorse umane e materiali. E' il mercato, bellezza. E se qualcuno o qualcosa si metteva di traverso, poco male. Soluzioni pratiche, veloci e turbocapitaliste al massimo grado erano sempre lì pronte a portata di mano. Come quando il presidente Eltsin usò i carri armati contro i parlamentari della Duma, rei di aver fatto opposizione al suo vasto piano di riforme. Il bilancio finale fu di 187 morti e 437 feriti tra gli opposti schieramenti. Ma c'era la benedizione della stampa estera e dello spirito globalizzatore di Bill Clinton, ragion per cui questo rimase solo un episodio amaro. Da tenere a mente però, anche a proposito di chi, oggi, s'indigna e grida facilmente al pericolo autoritario.


L'ascesa di Putin fece da antidoto alla recessione e al propagarsi del virus neo-liberista. Gli oligarchi vennero imprigionati o costretti all'esilio, il debito e l'inflazione ridotti drasticamente. E, quel che più conta, i grandi giacimenti di gas e petrolio tornarono sotto la mano pubblica, assicurando alla nuova Russia stabilità e un futuro da grande potenza sullo scenario globale, unico attuale baluardo, insieme alla Cina, contro il militarismo impazzito dell'asse Usa-Israele.

Di seguito, la Russia negli indicatori economici relativi a 1999 e 2010. Ricette neoliberiste ed 'era Putin' a confronto:

PIL PRO CAPITE   da 4.200 $  a  15.900 $

PIL (miliardi di dollari)   da  620  a  2.220

RAPPORTO DEBITO PUBBLICO/PIL   da  99%  a  9.5%

POVERTA'   dal  40%  al  13.1%

TASSO DI DISOCCUPAZIONE   dal  12.3%  al  7.5%

SALDO MIGRATORIO (migranti per 1000 abitanti)   da  1  a  0.3

MORTALITA' INFANTILE (morti su mille neonati)   da  20  a  10

TASSO DI INFLAZIONE ANNUO (prezzi al consumo)   da  86%  a  6.6%

ESPORTAZIONI (miliardi di dollari)   da  75  a  376

RISERVE DI VALUTA ESTERA E ORO (miliardi di dollari)   da  10.7  a  483

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